Doti e caratteri delle persone



Quando una persona è talmente cattiva si dice chi no ni calcichìggjia tarrènu, per scongiurare che non ci sia  nessun altro sulla terra cattivo come lui. Una persona generosa è invece definita di bòn córi o limosinàggja. Una persona avara è detta attaccàta e con l’espressione no è tàntu daziànu! Un chiacchierone, a seconda del grado, può essere un ciavanòni, un batalòni o una cantilèna. Un mutrugnòni è invece un musone. Gjà no à làgna! si dice di una persona che si lamenta in continuazione, un lagnósu. Una persona zìzzica è particolarmente delicata e schizzinosa. Tutto il contrario è invece un frascòni o un frammassòni, unu chi pìdda di pèttu tùttu, una persona poco attenta, particolarmente distratta e dalle maniere non molto delicate. Un faulàggju è una persona bugiarda. Chi è léppiu è molto agile; una traggjóla è invece una persona che non arriva mai. 

Ca no l’à  di nattùra no vàli frigatùra”
(Trad. a chi non possiede una cosa per natura, a nulla varrà strofinare)
Chi non possiede una determinata dote per natura non potrà acquisirla facilmente come spesso si crede o si tenta di fare; se una persona non è particolarmente intelligente a nulla serviranno i suoi sforzi per capire qualcosa o non servirà mostrarsi diversa da quello che realmente è. Frigatùra significa fregatura, deriva dal verbo frigà, strofinare. Esistono anche le forme frià e friatùra.

“Cèntu càpi cèntu barrètti”
(Trad. cento teste, cento cappelli)
Ognuno ha il suo modo di pensare; se si dovesse chiedere il parere a cento persone sullo stesso argomento, ognuno direbbe la sua. Non sarebbe facile quindi giungere ad un accordo. In Gallura più che la barrètta si usava lu simbréri, un cappello dalle falde larghe. Le
donne invece usavano un fazzoletto, lu miccalóri di càpu o la velètta, più elegante, quando uscivano e per andare in chiesa.

Còsa accòncia bèdda pàri”
(Trad. una cosa sistemata, sembra bella)
Una persona non particolarmente piacente esteticamente, con qualche aggiustamento potrebbe sembrare bella. Lo stesso concetto è valido anche per un oggetto, che con un restauro potrebbe migliorare dal punto di vista estetico. Accuncià significa aggiustare; accunciàssi significa, invece, darsi una sistemata. Molto usata in senso ironico l’espressione gjà sé acconciu! che significa “come sei ridotto!”. 



“Da li màcchi e da li stéddi si sàni li cuséddi”

(Trad. dai matti e dai bambini si sanno le cose)
Sia i bambini che i matti riportano tutto quello che sentono senza malizia. Lu macchìnu è la pazzia ma indica anche le fissazioni; chi macchìnu ch’ai! significa “sei fissato!”. Scascià è impazzire. Quando una persona scàscia per qualcosa significa che ne va matto.

Drìttu còm’e una candéla”
(Trad. dritto come una candela)
La candela di solito è dritta, a meno che con il caldo non si deformi!
Si dice di una persona dal portamento eretto. Drìttu significa dritto ma anche il diritto di fare o meno qualcosa. Espressioni particolari sono “Gjà è drìttu! No è tàntu bònu  a tulcì”, usato per una persona testarda, non facile da convincere, e scì drìttu, che significa scappare.



“Lu macchìnu è di trènta galitài”

(Trad. la pazzia è di trenta tipi)
Le fissazioni possono essere di tanti tipi diversi. Ognuno ha la sua e spesso, purtroppo per chi li deve sopportare, anche più di una!

Lu ‘ntarèssu di l’avàru si lu màgna lu scialòni”
(Trad. il patrimonio dell’avaro è divorato dallo sprecone)
Lu ‘ntaressu è il patrimonio, la ricchezza dell’avaro che di solito è il frutto di una lunga vita di sacrifici e di ostinati risparmi. Una volta morto l’avaro, accade spesso che i suoi risparmi finiscano nelle mani di eredi spreconi.

Màla la màmma, pèggju la fiddóla”
(Trad. cattiva la madre, peggio la figlia)
Le opinioni e le idee che la gente si fa di una determinata persona sono talvolta influenzate dalla famiglia di appartenenza. Così se Tizio apparteneva ad una buona famiglia, il giudizio sarebbe stato sicuramente positivo; negativo se la persona in questione era figlia di genitori non proprio benvisti. I figli in passato nutrivano molto rispetto nei confronti dei genitori e, in generale, delle persone più grandi di loro, alle quali si rivolgevano con il voi.


“Rìu mùtu, traggjadóri”

(Trad. fiume silenzioso, trascinatore)
Un fiume che scorre tranquillo nel suo letto, apparentemente innocuo simboleggia le persone miti e tranquille, che nascondono qualcosa, sia di positivo che di negativo, che nessuno si sarebbe mai aspettato.



“Vàli più gjudìziu che sènda”

(Trad. vale di più il giudizio che non le cose materiali)
Meglio essere intelligenti che ricchi. Lu ‘judìziu è la saggezza. La sènda è il tesoro, la ricchezza, il patrimonio. La mamma dice al suo bambino affettuosamente la mè sènda, il mio tesoro.
 

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