I
galluresi erano considerati un popolo particolarmente ospitale, così come i
sardi in generale. La parentela era sacra; si avevano molti riguardi verso i
parenti; si calculàani, si aveva cioè molta considerazione di parenti e
amici, scambiandosi le visite e riunendosi per le feste.
“A lu tèmpu di li fìchi né parènti
e né amìchi”
(Trad.
al tempo dei fichi né parenti, né amici)
I fichi erano considerati una grande
prelibatezza. I primi maturavano a luglio, i cosiddetti fìchi d’aglióla,
verdi e dalla polpa bianca; le altre specie maturavano più tardi: li fìchi
niéddi, li fìchi di Mòntileone e li fìchi calabbrési a fine
agosto; li fìchi càni ai primi di settembre.
Quando si è in possesso di cose molto buone non si è disposti a dividerle con
nessuno, neanche con i parenti e gli amici più cari.
“Amìchi e parènti so pèggju di lu
dulóri di dènti”
(Trad.
amici e parenti sono peggio del mal di denti)
Il
mal di denti è molto fastidioso. Così come possono esserlo a volte dei parenti
inopportuni o degli amici un po’ invadenti.
“Sò più accùltu li dènti di li
parènti”
(Trad.
sono più vicini i denti dei parenti)
È
più facile tenere le cose per sé che dividerle con le persone che ci stanno
vicine.
“Lu sàngu no è èa”
(Trad.
il sangue non è acqua)
La
parentela era considerata molto importante, molto di più rispetto al giorno
d’oggi.
Nessun commento:
Posta un commento