Chiesa, Dio e sacerdoti



La religione era parte integrante della vita del popolo degli stazzi; i sacerdoti facevano sentire la loro presenza girando per le case e così, grazie alla prodigalità dei galluresi, potevano fare una buona provvista di prodotti agricoli.

“Déu chjùdi una gjànna e àbbri un balcòni”
(Trad. Dio chiude una porta e apre una finestra)
Bisogna sempre confidare in Dio, anche quando sembra che le cose vadano per il verso sbagliato. Non bisogna abbattersi davanti alle difficoltà perché Dio vede e provvede.

Déu dà lu pàni a cà no à  dènti”
(Trad. Dio da il pane a chi non ha denti)
La sorte a volte si prende gioco delle persone, dando ad esempio abbondanza di figli a chi non li può mantenere, così come chi ha un grande patrimonio talvolta non ha figli a cui lasciarlo.

Gjésgia mànna no crépa lu préti”
(Trad. chiesa grande, non crepa il sacerdote)
Al sacerdote non fa differenza dire messa in una chiesa grande o piccola, così come non cambia niente se mettiamo qualcosa che prende poco spazio in un contenitore molto grande.

In gjésgia n’èntra mànni e minóri”
(Trad. in chiesa entrano grandi e piccoli)
Non tutte le persone che entrano in chiesa sono uguali; c’è il grasso, il magro, quello alto e quello basso. Così ad esempio, facendo gli

gnocchi, li chjusòni, poteva capitare che non tutti fossero uguali, anche perché spesso erano fatti da tante mani; ma non c’era da preoccuparsi, perché anche in chiesa, che qui corrisponde alla padella, ne entrano di tutti i tipi.

Lu jàcanu no préca pa lu préti”
(Trad. il chierichetto non prega per il sacerdote)
Il chierichetto prega di raccogliere un bel gruzzoletto con la questua non perché così andranno più soldi al prete, ma perché, in quel modo, ci sarà qualcosa in più anche per lui. Così un intermediario tra due persone che devono concludere un affare spera che l’acquirente paghi un prezzo molto alto, così da ricevere anch’egli una percentuale più alta.

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